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“Tempus edax rerum”

L’Occhio del Tempo

Il tempo divora ogni cosa. (Orazio 65 a.C.)

La locuzione latina del poeta romano Publius Ovidius Naso, più noto come Ovidio, descrive in sole tre parole l’essenza della mostra e quello che l’artista trasmette con la propria ricerca fotografica.

Si stenta a crederlo, ma tutte le fotografie che compongono la mostra sono state scattate negli ultimi 20 anni in Toscana,ma un sapiente gioco di prospettive, colori e luci, fanno sembrare gli scatti ambientati negli angoli più esotici del pianeta.

Il lungo “Serpente Verde” e “L’antica Muraglia” si trovano ad appena 5 Km dal centro di Lucca, “Atlantide” e le “Cave di Marmo di Michelangelo” a due passi dalla Versilia ed altrettanti dalla Garfagnana mentre “La Maison de Fils”, incredibilmente, a poche centinaia di metri dalle mura urbane di Lucca.

Nella seconda parte della mostra seguono i luoghi dimenticati da Dio, nonostante buona parte di essi fossero destinati al suo culto, con affreschi, sculture, altari divorati dal tempo, con la complicità di Madre Natura, che si è ripresa prepotentemente i suoi spazi.

Con i suoi scatti, Dantès, rende eterno ciò che resta di quei luoghi colmi di storia, tradizione e cultura, ma soprattutto coglie il tratto artistico e poetico dell’accettazione della transitorietà e dell’imperfezione che li vede ancora colmi di significato e maestosità, ma inesorabilmente erosi dallo scorrere del tempo.

Alcune foto tratte dalla mostra fotografica

La mostra contempla 56 stampe Fine-Art formato 60×42
L’Occhio del Tempo
 Nota come “Torre dello Spada” nel comune di Capannori, è una costruzione cinquecentesca che sorgeva in origine nel mezzo di una grande palude che arrivava fino alle periferie di Lucca e Capannori.
Con molta probabilità si trattava in di un vero e proprio faro posto a protezione dei numerosi barcaioli che navigavano la palude circostante, infatti tale località è ancora oggi chiamata “il paduletto”.
Particolarità della torre sono le due “lingue” di asfalto che la circondano.
Il Vecchio Serpente
Qualcuno potrebbe pensare che questa foto e quella del “tempio delle acque” sia stata scattata in qualche esotica località d’oltreoceano.
In realtà siamo esattamente a 5 Km dalle mura della città di Lucca.
E’ il parco delle così dette “Parole d’Oro” dove ha origine la storia dell’acquedotto del Nottolini la cui costruzione è iniziata  nel 1823 e terminata nel 1833.
La Vecchia Signora
Come un’anziana ed elegante signora la Cantoni a Lucca e nei lucchesi rievoca storie, ricordi e molte nostalgie.
In una fotografia “l’altra faccia della stessa medaglia”:
·  una meravigliosa ed elegante architettura industriale che riporta ai variopinti colori dei  filati che venivano prodotti al suo interno;
·  Il decadimento che rilega la Cantoni ad un  “elegante” sito Archeologico Industriale.
Nel maggior periodo produttivo la fabbrica arrivò a superare 4.300 dipendenti, ed il 70% erano donne.
La Trave di Cristo
Alcune persone hanno lasciato un segno del loro passaggio graffiando ed imbrattando case, affreschi luoghi sacri in uno dei borghi abbandonati del comune di Bagni di Lucca (Lu). Persino la grata che protegge la piccola cappella della crocifissione non è stata risparmiata ma per casualità o per “volontà divina”, non è dato sapere, il tetto, crollando, ha bloccato con una lunga trave la grata stessa, impedendone l’accesso
Le Miniere di Calcaferro (Le Botteghe)
Oltrepassata la breve e buia galleria alla sommità del paesino di Mulina nel comune di Stazzema (Lu) e superato l’iniziale bagliore, quasi accecante, quello che ci si trova davanti è qualcosa di incredibile.
Il percorso che si snoda tra le miniere di Calcaferro è pronto a regalarci una breve avventura nella storia, in quello che fu, in passato, un centro di vitale importanza per la fabbricazione della polvere da sparo e delle micce per l’uso minerario.
…ciò che resta degli strumenti disseminati in giro e posizionati dentro le antiche botteghe sono oggi ricoperti da foglie e muschio.
la Maison de L’art
In un borgo abbandonati nel comune di Bagni di Lucca (Lu) tutto è magico ma quello che colpisce maggiormente è la presenza di una elegante villa con affreschi, proprio all’inizio del paese, anche lei completamente abbandonata ed in totale degrado.
Chissà di quante cene, incontri, amori e storie sarà stata testimone.
Chi l’ha abitata amava sicuramente arte, storia e cultura
La Quercia di Pinocchio o delle Streghe?
Conosciuta come “La quercia delle streghe” ma soprattutto come “Quercia di Pinocchio”, da cui sembrerebbe aver tratto  spunto Carlo Collodi nello scrivere le avventure del famosissimo burattino, si trova nel comune di Capannori in località Gragnano, al confine con il paesino di Collodi.
Ha numeri da record:
età circa 600 anni – circonferenza del tronco 4,5 mt – altezza oltre 25 metri –  diametro della chioma circa 40 metri.
E’ riconosciuto come “albero monumentale d’Italia”.
Durante la Seconda Guerra Mondiale i nazisti volevano abbatterla per ricavare legname, ma fortunatamente il progetto sfumò, grazie ad una mobilitazione popolare.
Le Cave di Marmo di Michelangelo (La Poesia)
L’ingresso a questa cava è stato probabilmente realizzato andando ad ampliare una fessura naturale presente nella roccia.
L’altezza è notevole, impressionante, varcando questo tunnel  si ha la sensazione di entrare in un altro mondo, quello dei giganti.
Ad accoglierci la “Poesia”
Le Miniere di Calcaferro (Le Botteghe)
Oltrepassata la breve e buia galleria alla sommità del paesino di Mulina nel comune di Stazzema (Lu) e superato l’iniziale bagliore, quasi accecante, quello che ci si trova davanti è qualcosa di incredibile.
Il percorso che si snoda tra le miniere di Calcaferro è pronto a regalarci una breve avventura nella storia, in quello che fu, in passato, un centro di vitale importanza per la fabbricazione della polvere da sparo e delle micce per l’uso minerario.
…ciò che resta degli strumenti disseminati in giro e posizionati dentro le antiche botteghe sono oggi ricoperti da foglie e muschio.
Le vecchie Cartiere di Villa Basilica
Nel 1834 un farmacista di Villa Basilica, Stefano Franchi, inventa la cartapaglia, (Carta gialla da imballo).
Fu una escalation produttiva tanto che nel 1911 la provincia di Lucca vantava 106 cartiere con circa 1.400 addetti, soprattutto donne con 65.000 quintali di produzione l’anno.
Tanta è l’importanza della cartapaglia, che proprio nella città di Lucca veniva stabilito il prezzo della materia prima (la paglia) e definito il costo di riferimento per tutta Europa.
Nel dopoguerra l’industria cartaria applicò sostanziali modifiche al sistema di lavorazione. La materia prima che veniva sempre più usata era la “carta da macero” e l’asciugamento avveniva a “caldo”: Con questo sistema si sono resi inutili i locali adibiti a “spanditoi” (come quelli della foto) che poi con il passare del tempo sono andati in totale decadenza.
Una Finestra sulla Follia
   La Natura si riprende i suoi spazi, qui come altrove.
Siamo a Maggiano (Lu) presso un luogo che tutti i lucchesi conoscono come “Lo Spedale de’ Pazzi di Fregionaja in Lucca”.
Una finestra del corridoio della sala cinematografica, si affaccia su un cortile dove si intrattenevano i pazienti dell’ex ospedale psichiatrico  prima di un film, uno spettacolo musicale o una recita da loro stessi interpretata.

Il significato della mostra

“La natura viene in soccorso di ogni abbandono e, là dove tutto manca, si ridà intera, rifiorisce e rinverdisce su tutte le rovine: ha l’edera per le pietre e l’amore per gli uomini. Profonda generosità dell’ombra”.

Questa considerazione di Victor Hugo nel romanzo L’uomo che ride torna alla memoria osservando le fotografie che Dantès (Dante Luci) ha raccolto nell’affascinante mostra L’occhio del tempo.

Nel contesto della Sala dell’Affresco, recentemente adeguata alla sua funzione di luogo di divulgazione e godimento dell’arte, la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca ha volentieri esposto queste immagini di angoli abbandonati che si ricoprono di verde. La natura che si riappropria degli spazi persi: vecchie dimore, piccole chiese, edifici un tempo destinati ad attività produttive rivestiti di piante, foglie, erba, muschio. Una sorta di rinaturalizzazione di spazi altrimenti preclusi. Luoghi ritenuti dall’uomo ormai inutili e infruttuosi sono un patrimonio che la natura è in grado di riciclare, potremmo anche dire di rigenerare: laddove l’uomo abbandona, la natura dà nuova vita, anche se ad uno sguardo superficiale può non apparire così. La salvezza del mondo è nella natura selvaggia, sostiene il filosofo americano Henry David Thoreau, che ci insegna a vivere i luoghi e non solo ad occuparli.

Come ricopre le pietre di edera per Hugo la natura riversa amore per gli uomini, ne è fonte di vita. Motivo per tutelarla sempre più, invece che deturparla e sfregiarla.

Le fotografie di Dantès, scattate in vari luoghi della Provincia di Lucca, particolari, originali, suggestive, frutto di un lungo e appassionato lavoro di ricerca, oltre a farsi apprezzare per l’aspetto artistico, rappresentano anche un messaggio di speranza per il futuro con il loro invito ad osservare l’ambiente, amarlo e prendersene cura.

Raffaele Domenici